L'accento rotico, una caratteristica particolare dell'inglese scozzese

Sì, l'accento scozzese è difficile da capire anche per i britannici. La ragione di questa particolarità risiede in un fatto storico: la perdita della 'r'.

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Perché l'accento scozzese è difficile da capire?
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Chiunque sia mai stato in Scozia o abbia avuto occasione di ascoltare gli scozzesi avrà sicuramente notato una differenza netta rispetto all'accento dell'inglese parlato a Londra e nel sud dell'Inghilterra, che è generalmente considerato il suono "corretto" dell'inglese britannico. Tra le caratteristiche che spiccano, una delle più evidenti riguarda la pronuncia della lettera "R", un elemento distintivo noto come rhoticity.

Ma da dove nasce questa differenza tra la pronuncia rotica e quella non-rotica? E soprattutto, cosa è arrivato prima: la "R" pronunciata o quella che praticamente scompare? Fino al XVIII secolo, l'inglese era parlato principalmente con una "R" ben udibile. La non-roticità, cioè l'assenza della "R" in certe posizioni, aveva cominciato a fare la sua comparsa già nel tardo Medioevo, ma solo in alcune aree limitate, partendo da Londra e diffondendosi nelle aree circostanti.

La pronuncia rotica, che mantiene la "R" in ogni posizione, ha cominciato a perdersi anche con l’avvento della televisione e la crescente influenza della BBC, che adottò la Received Pronunciation (RP) come modello di pronuncia standard, la situazione cambiò. La RP è una variante non-rotica, dove la "R" non viene pronunciata alla fine delle parole o quando segue una vocale. Questo nuovo modello, associato a un inglese più "raffinato" e legato alle classi alte, divenne il "modo giusto" di parlare, rappresentando un segno di educazione e status sociale. Di conseguenza, l’uso della "R" cominciò a scomparire in molte zone dell'Inghilterra, facendo emergere l’accento non-rotico che conosciamo oggi.

Nell’inglese non-rotico, la "R" non viene pronunciata quando appare alla fine di una sillaba o subito dopo una vocale. Ad esempio, in una parola come doctor o murder, la "R" scritta non viene pronunciata, e si sente qualcosa come doctah o muhdah. Ciò non vuol dire che la "R" non venga mai pronunciata in inglese britannico; anzi, in alcune parole, come in write o rather, si percepisce ancora un suono di "R", anche se molto più leggero.

Quindi, quello che inizialmente era un fenomeno localizzato è diventato un tratto distintivo della pronuncia britannica. L’influenza culturale e mediaticamente forte della Received Pronunciation ha contribuito a consolidare questa trasformazione linguistica, ma la pronuncia rotica è ancora presente in alcune varianti dell'inglese, come quella parlata in Scozia, dove la "R" continua a essere un segno di identità e orgoglio culturale.

Gli scozzesi, con la loro identità forte e distinta, hanno sempre avuto tutte le ragioni per mantenere la "R" rotica, un modo per differenziarsi dai loro vicini del sud, che erano visti come più "raffinati". La "R" rotica è diventata un simbolo di orgoglio e di appartenenza per la Scozia. Non è un caso che personaggi noti come Sean Connery abbiano contribuito a mantenere viva questa tradizione. Connery, pur dovendo parlare l'inglese "della Regina" nei panni di James Bond, non esitava a tornare al suo accento scozzese quando non era sul set. Oltre a lui, se ascolti i comici Fern Brady e Kevin Bridges, vedrai come scherzino spesso sul fatto dell'accento inglese in Inghilterra, e come lo scetticismo nei confronti della "pronuncia perfetta" sia ancora vivo. E che dire di Alexa, che spesso fatica a comprendere l'accento scozzese? È proprio un esempio di come l'inglese parlato in Scozia non sia sempre riconosciuto nel mondo "standard" dell'inglese.

Con il tempo le cose cambiano e la lingua non fa eccezione. Una recente ricerca delle Università di Edimburgo e Glasgow ha rilevato che gli scozzesi più giovani stanno gradualmente perdendo il caratteristico suono “R” nel loro accento. In passato, la “R” veniva pronunciata con il cosiddetto “colpetto alveolare”, un rapido tocco della lingua contro il tetto della bocca, appena dietro i denti. Tuttavia, oggi, invece di pronunciare completamente la “R”, gli scozzesi più giovani tendono a usare il colpetto di lingua più brevemente, solo per tagliare il suono della vocale che la precede, facendo quasi scomparire il suono della “R”.

È simile a ciò che accade quando i parlanti utilizzano uno “stop glottale”, ovvero quella breve pausa nel mezzo di una parola in cui, ad esempio, il suono della “T” viene sostituito da una piccola interruzione (come nel caso di “butter” che diventa “bu'er”). Questo cambiamento di pronuncia, chiamato “derhoticisation”, è in atto da oltre 30 anni, in particolare tra i parlanti della classe operaia di città come Edimburgo e Glasgow.

In conclusione, l’evoluzione della pronuncia della "R" in Scozia, come in molte altre aree linguistiche, è un riflesso dei cambiamenti sociali, culturali e storici che hanno influenzato la lingua nel corso dei secoli.

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