Associamo un'infinità di nomi, luoghi e persino abiti a determinati film o libri che hanno segnato la cultura popolare del mondo anglosassone. Scarlett Johanson ricorda Via col vento. Uno chignon alto e una collana di perle ricordano immediatamente Colazione da Tiffany. E i caffè ecletticamente decorati con un grande divano nel centro di New York ci riportano a un qualsiasi episodio di Friends. Facciamo continui e naturali riferimenti alla cultura di massa dei Paesi di lingua inglese. Quello che non ci rendiamo conto è che, quando iniziamo a parlare inglese, useremo espressioni che anche hanno origine nella fiction. Ecco un elenco di esempi curiosi e spesso utilizzati che vi sorprenderanno.
There’s method in my madness
Questa espressione trae origine dalla seguente citazione pronunciata in Hamlet di William Shakespeare dal personaggio Polonio: “Though this may be madness, yet there is method in’t.” Polonio è il padre di Laerte e Ofelia, l’amante del principe Hamlet, e consigliere di Claudio, il cattivo dell’opera. Pronuncia queste parole per esprimere il sospetto che, dietro il comportamento apparentemente irrazionale di Hamlet, si nascondano in realtà intenzioni calcolate. Oggi l’espressione viene usata per indicare che dietro il comportamento misterioso di qualcuno si nascondono in realtà ragioni e logica. La parola method, infatti, si traduce con metodo o strategia: “Dietro la mia follia c'è una strategia”.
The world is my oyster
A sua volta di origine shakespeariana, si traduce letteralmente con “il mondo è la mia ostrica”, ma significa “ho il mondo ai miei piedi”. Proviene dalla commedia di Shakespeare The Merry Wives of Windsor (Le allegre comari di Windsor), che racconta la storia di Falstaff, il buffo corteggiatore di due donne sposate. È pronunciata dal personaggio di Pistol, aiutante di Falstaff, quando questo si rifiuta di prestargli del denaro. Con fare minaccioso, Pistol dice: “Why, then the world’s mine oyster, which I with sword will open” (“Allora il mondo è la mia ostrica, che io con la spada aprirò”).
Set my teeth on edge
Questa volta è l’opera shakespeariana Henry IV, Parte 1, a dare origine a questo modo di dire. Il cavaliere inglese Hotspur si lamenta della poesia dicendo: “And that would set my teeth nothing but an edge, nothing so much as mincing poetry” (“Niente mi disturba tanto quanto la poesia effeminata”). Questa citazione si è evoluta nell’espressione “set my teeth on edge”, usata per indicare qualcosa di snervante, fastidioso o irritante, e si tradurrebbe letteralmente come “portare i miei denti al limite”, riferendosi a stringere i denti in caso di stress o di angoscia.
Live off the fat of the land
Questo modo di dire proviene dalla Genesi, il primo libro della Bibbia, e compare in un grande classico della letteratura anglofona: Of Mice and Men, Uomini e topi, di John Steinbeck. Anche se non abbiamo un’espressione equivalente, in italiano tradurremmo questa frase come “prendersi tutto il meglio essendo dei fannulloni”.
Wear my heart upon my sleeve
Un’altra citazione dai versi di Shakespeare, pronunciata dal personaggio di Iago, il cattivo che spinge il protagonista ad uccidere la moglie: “But I will wear my heart upon my sleeve
For daws to peck at. I am not what I am”, ”Se mostro ciò che porto nel cuore, sarà beccato dagli aironi. Non lascio intravedere ciò che sono”. Egli esprime che diventerebbe vulnerabile se rivelasse i suoi sentimenti negativi nei confronti di Otello, il protagonista da cui prende il nome l’opera, rifiutando così di “wear my heart upon my sleeve”, “di non nascondere i suoi sentimenti”.
Go down the rabbit hole
Le sue origini risalgono ad Alice’s Adventures in Wonderland (Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie), il romanzo di Lewis Carroll. Alice vive nel sentimento di ambiguità che colpisce chi intraprende percorsi tanto affascinanti quanto pericolosi: “I almost wish I hadn't gone down that rabbit-hole—and yet—and yet—it's rather curious, you know, this sort of life!”, “Vorrei quasi non essere scesa nella tana del coniglio, eppure... eppure… è piuttosto affascinante, sai, questo genere di vita!”. Quando segue il coniglio bianco nella sua tana entra, attraverso questa, nel Paese delle Meraviglie. Tradotto letteralmente come “scendere nella tana del coniglio”, questo modo di dire si riferisce all’esplorazione di qualcosa in profondità o a un percorso tortuoso, e si tradurrebbe come qualcosa di simile a “mettersi nei pasticci”.
Mad as a hatter
Un’altra espressione che ha origine in Alice nel Paese delle Meraviglie, si riferisce al Cappellaio Matto, il Mad Hatter, descrivendo qualcuno che ha perso la testa, che è “matto da legare”.
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